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I luoghi de Il Brolo

Il Brolo una presenza storica

Il Brolo costituisce il podere dell’antico accesso a Villa Bembo Scalfo Monzino, detta “la Bembiana”, nella piccola frazione di Monterosso, poco distante dal centro di Abano Terme. La località prende il nome dall’omonimo colle che sorge isolato dal gruppo degli Euganei. Addossata al pendio orientale della collina, la villa si presenta come una casa padronale circondata da un vasto podere di oltre una dozzina di campi, Il Brolo appunto. La proprietà risulta intestata alla famiglia nobile padovana dei Bembo alla fine del XVI secolo. La tradizione vuole che il palazzo nel Cinquecento sia stato abitato dal famoso mecenate umanista Pietro Bembo (1470-1547), come ricorda una iscrizione posta sulla facciata dell’attuale villa.

Guardando a nord
Guardando a Sud
Guardando a Est

Il Brolo è laterale al Parco pubblico di Villa Bembiana che costituisce una parte del grande parco che circondava Villa Bembo Monzino (La Bembiana). Risalente all’assetto del parco originario è la lunga peschiera, che ha visto l’arricchimento con statue, che dialogano con il parco e l’antistante villa.

La ricca vegetazione crea scenari variegati, come una zona a macchia mediterranea ed alcuni bellissimi esemplari di leccio.

Villa Bembiana è esistente già dall’inizio del ‘600 e qui, nel 1918, ebbe sede l’Ufficio stampa del Comando Supremo, come appunto ricorda una lapide che dice: “In questa villa – fu redatto – il supremo Bollettino di guerra – 4 novembre 1918 – che riepilogava scultorio immortale – sentenza di Nemesi – il trionfo d’Italia – su l’Austria distrutta”. Il bollettino n. 1268 che decretava la fine della Prima Guerra Mondiale fu successivamente passato alla firma di Armando Diaz, ospite all’albergo Trieste di Abano Terme, e alla definitiva approvazione del Re, alloggiato a Villa Corinaldi a Lispida di Monselice, e infine firmato a Villa Giusti (Padova).

Nel 1799 la proprietà passa alla famiglia Acerboni, quindi per eredità ai Potti. Nella seconda metà del XIX secolo diventano proprietari i Conti Gioppi di Türkheim  che sottopongono la villa ad una serie di rimaneggiamenti che fanno perdere all’edificio l’aspetto antico. Durante il Novecento si succedono nella proprietà le famiglie Scalfo, che nel 1918 abbelliscono il giardino collocando numerose statue, e i De Bastiani, che invece piantano il bel vigneto sul colle.

 

La Villa inserita nel suo famoso parco posto su un declivio, sorge a Monterosso di Abano Terme e forse fu casa di campagna dell’illustre letterato (poetra, storico e filologo) Pietro Bembo, come vuole la denominazione della villa che si qualifica come “Villa Bembiana”. Il complesso è composto dal corpo padronale e dagli annessi, e si erge su un terrazzamento raggiungibile attraverso una scalinata; nei pressi sorge la barchessa, mentre più a sud, la casa del custode. Il Parco di Villa Bembiana, oggi appartenente al Comune di Abano Terme, all’epoca fu particolarmente curato dal consorte della contessa Monzino. Abbellito da antiche statue e da una grande vasca artificiale (peschiera), presenta una ricca vegetazione, soprattutto macchia meditterranea ed esemplari di leccio.

Il Brolo lambisce i piedi di Monteortone sito del Santuario della Madonna della Salute che si trova a ridosso dell’omonimo colle, in posizione sopraelevata rispetto alla strada, nei pressi di Abano Terme. Secondo la tradizione l’origine del santuario risale al 1428, quando un soldato di nome Pietro Falco si ritirò in preghiera in questo luogo e vide la Madonna, che gli promise la guarigione di vecchie ferite alle gambe se si fosse bagnato con l’acqua di una vicina fonte. Guarito miracolosamente, il protagonista della vicenda rinvenne tra i sassi una tavola dipinta raffigurante la Vergine con Gesù Bambino e ai lati San Cristoforo martire e San’Antonio Abate. Diffusasi la notizia del miracolo, un numero sempre maggiore di devoti iniziò a visitare la località, mentre alla Vergine di Monteortone si attribuiva anche la rapida fine della pestilenza che in quel periodo aveva colpito Padova.

Nella grotta dell’acqua calda miracolosa di Pietro Falco, per volontà del vescovo, fu realizzato un piccolo oratorio dove fu collocato il dipinto ritrovato da Pietro. Poco tempo dopo un famoso predicatore, Fra’ Simone da Camerino, volle costruire la prima chiesa e un convento i cui frati avrebbero custodito la fonte, l’immagine sacra e il ricordo del miracolo: nacque così una nuova congregazione religiosa, gli Agostiniani della Beata Vergine di Monteortone. La chiesa inglobò l’originario oratorio e fu consacrata nel 1435; rovinata da un incendio, fu riedificata più grande su disegno di Pietro Lombardo e riconsacrata nel 1495. Oggi si presenta come un’imponente costruzione a tre navate, a croce latina, con una facciata tripartita in cui spicca un grande portale barocco in pietra bianca, opera di Matteo Allio (1667). Sul retro, a sinistra, si trova l’alto ed elegante campanile in stile gotico caratterizzato da un tetto a cuspide. A destra è visibile il luogo della guarigione di Pietro Falco: una piccola grotta, oggi in muratura, a cui si accede da una scaletta, all’interno della quale i pellegrini possono attingere l’acqua (calda) ritenuta miracolosa.

Espropriato e a lungo tenuto chiuso, il luogo è stato riaperto al culto all’inizio del XX secolo; nel 1925 il santuario mariano è stato elevato a parrocchia. L’attiguo ex convento agostiniano presenta un vasto chiostro con vera da pozzo originale del XVI secolo. Dopo essere stato utilizzato come casa di cura, ha ospitato un istituto teologico dei Salesiani dal 1937 al 1970.

Il Brolo affaccia ai terreni dell’Abbazia di Praglia, lungo l’antichissima strada che conduceva ad Este. Fondata tra l’XI e il XII secolo, rimase una dipendenza dell’Abbazia di S. Benedetto in Polirone di Mantova fino al 1304. Solo con gli inizi del XIV secolo la comunità di Praglia, radicatasi più stabilmente nel territorio padovano, si rese del tutto autonoma eleggendo un Abate scelto tra le file dei propri monaci. Nel 1448 Praglia aderì alla Riforma di Santa Giustina di Padova, scelta che sancì la sua “seconda nascita” spirituale, culturale e materiale. L’Abbazia visse un periodo fiorente nei secoli successivi, fino alla soppressione napoleonica del 1810. Nel 1834, grazie all’appoggio del governo austriaco, i monaci rientrarono al monastero. La ripresa della vita benedettina a Praglia ebbe però breve durata poiché il 4 giugno 1867 venne varata in Veneto la legge che sopprimeva nuovamente tutte le corporazioni religiose. La comunità fu così sciolta una seconda volta. La maggior parte di essa trovò rifugio nel monastero di Daila (Istria), allora in territorio austriaco e a Praglia rimasero solo due o tre monaci, come custodi del monastero. Il 26 aprile 1904 i primi due monaci fecero ritorno al monastero e il 23 ottobre seguente la vita dell’Abbazia poté riprendere regolarmente, continuando fino ai nostri giorni.

L’ambiente e la Natura

La Fattoria il Brolo, circondata da una storia millenaria

Le rocce sedimentarie che si rinvengono nel territorio euganeo partono da circa 160 milioni di anni fa con il Rosso Ammonitico, un sedimento calcareo depositatosi su fondali marini profondi. Qui nuotavano le famose ammoniti (estinte, ma simili a cefalopodi attuali come il Nautilus e parenti alla lontana delle seppie). Alla fine del Giurassico si deposita un fine calcare bianco, la Maiolica (nota nel nord-est come Biancone), con lenti di selce nera, molto stratificato. Successivamente viene sostituito da un calcare a grana fine, grigiastro, definito come Scaglia Variegata Alpina.

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Sono tutti fanghi calcarei marini di mare profondo che si depositeranno fino a 100 milioni di anni fa. Successivamente, e per tutto il Cretaceo superiore (quindi da circa 100 Ma fino a 65 Ma), si depositerà la Scaglia Rossa, la roccia sedimentaria più diffusa e nota nel territorio dei Colli Euganei. La serie si chiude con le Marne euganee, rocce di tipo calcareo argillose (poco più di 30 milioni di anni).

43 milioni di anni fa circa (Eocene superiore) un primo evento eruttivo nel Paleogene produce della lava basaltica (il basalto è una roccia effusiva, cioè si raffredda in superficie, povera in silice e ricca in minerali ricchi di MgO e CaO); essa è fluida e si espande in colate sottomarine mescolandosi ai sedimenti marini. Ci sono grandi quantità di prodotti d’esplosione fatti di ceneri, lapilli, prodotti vetrosi. Nel complesso si producono lave ricche di ferro e magnesio, simili a quelle delle Hawaii. Un secondo evento eruttivo inizia dopo qualche milione d’anni con diversa modalità: magmi acidi e viscosi diventeranno rocce come rioliti, trachiti e latiti, messe in posto prevalentemente nel sottosuolo. Il ciclo termina con altre lave basaltiche, simili per tipo ma molto inferiori per quantità, a quelle del primo ciclo eruttivo. Siamo nell’Oligocene (30-35 Ma). Dalle lave riolitiche a quelle latitiche diminuisce il contenuto in silice e le rocce che si formano sono via via più scure e ricche in ferro e magnesio. Le intrusioni magmatiche hanno sollevato e modificato il fondale marino.

In torno a ILBROLO è presente un numero sorprendente di specie vegetali. L’origine geologica dei terreni, la morfologia dei rilievi, responsabile di microclimi e biotopi contrastanti, l’isolamento da altri gruppi montuosi e le alterne vicende climatiche legate ai cicli glaciali, sono i principali artefici della grande diversificazione della flora euganea. Qui vivono, a stretto contatto, specie adattate al caldo e altre di carattere montano: percorrendo un giro attorno a uno dei tanti coni vulcanici, si osserva come, al variare dell’esposizione, vivano a stretto contatto vegetazioni d’ambiente caldo arido (termofile) accanto ad altre a carattere montano (microtermiche) o submontano.

Il Brolo e i suoi dintorni

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